Ricordo di sagome scnosciute,incolori e soffocate
quando il giorno guidava marce di corpi sul cemento
bagnato da lacrime celesti.
Ricordo dell'incessabile e,consapevolmente,inutile ricerca
aldilà delle sbarre dello Spleen:
così,come l'anima mia,rinchiusa nel corpo -prigione pitagorica-
gridava il tuo nome.
E se un cielo che piange può tener compagnia
alla silenziosa disperazione,
il ceruleo e luminoso sereno non può altro che lasciarmi -indifferente-
nell'altrettanto silente -e pensosa- solitudine...
(non biasimo nulla al cielo,sentiero della mia anima vagabonda)
...il silenzio mi rincorre.
Ma dinnanzi alla sua forza
io mi fermo
lasciandomi afferrare.
E' forse questa la mia voce?
Riusciresti a percepirla in uno sguardo,
ora che sei qui,
davanti a me.
Ma i miei occhi
per un po' devono chiudersi
per non vedere:
e il dubbio è un letto freddo
sul quale io stanotte mi distendo.
-come gira adesso la giostra-
mentre dormivo il mondo è cambiato?
Dimmi che tu sei ancora
qui
tra poco lanceranno le bombe
e dovrò riprendere il mio cammino.
Piedi di piombo sono ormai parte del terreno,
e la mia figura -inerte-
è solo una sporgenza.
Ho paura.
Ma devo abbandonare il mio tormentato dubbio,
ché guardarsi attorno
non basta più.
-dunque ti porgo la mia mano-
se rammenti ancora
di cieli infiniti,
verso i quali volgevamo lo sguardo,
se rammenti ancora
di spiagge lontane,
su cui lasciar impresse impronte
che il mare porterà con sé -forse nei profondi fondali marini-
se ancora ricordi la strada
per questi mondi
prendi la mia mano
fredda e tremante,
perché così è rimasta
da quando te ne andasti.
Tienila
questa mano -se vuoi-
così da essere un contorno segnato da un'unica linea.
Guidami
tenendomi per mano
portami ovunque,
perché ovunque
io ti seguirò.
E prego
perché sempre queste mani
stiano abbracciate.
Prego,
perché mai vorrei
lasciassi la mia mano
quando il giorno guidava marce di corpi sul cemento
bagnato da lacrime celesti.
Ricordo dell'incessabile e,consapevolmente,inutile ricerca
aldilà delle sbarre dello Spleen:
così,come l'anima mia,rinchiusa nel corpo -prigione pitagorica-
gridava il tuo nome.
E se un cielo che piange può tener compagnia
alla silenziosa disperazione,
il ceruleo e luminoso sereno non può altro che lasciarmi -indifferente-
nell'altrettanto silente -e pensosa- solitudine...
(non biasimo nulla al cielo,sentiero della mia anima vagabonda)
...il silenzio mi rincorre.
Ma dinnanzi alla sua forza
io mi fermo
lasciandomi afferrare.
E' forse questa la mia voce?
Riusciresti a percepirla in uno sguardo,
ora che sei qui,
davanti a me.
Ma i miei occhi
per un po' devono chiudersi
per non vedere:
e il dubbio è un letto freddo
sul quale io stanotte mi distendo.
-come gira adesso la giostra-
mentre dormivo il mondo è cambiato?
Dimmi che tu sei ancora
qui
tra poco lanceranno le bombe
e dovrò riprendere il mio cammino.
Piedi di piombo sono ormai parte del terreno,
e la mia figura -inerte-
è solo una sporgenza.
Ho paura.
Ma devo abbandonare il mio tormentato dubbio,
ché guardarsi attorno
non basta più.
-dunque ti porgo la mia mano-
se rammenti ancora
di cieli infiniti,
verso i quali volgevamo lo sguardo,
se rammenti ancora
di spiagge lontane,
su cui lasciar impresse impronte
che il mare porterà con sé -forse nei profondi fondali marini-
se ancora ricordi la strada
per questi mondi
prendi la mia mano
fredda e tremante,
perché così è rimasta
da quando te ne andasti.
Tienila
questa mano -se vuoi-
così da essere un contorno segnato da un'unica linea.
Guidami
tenendomi per mano
portami ovunque,
perché ovunque
io ti seguirò.
E prego
perché sempre queste mani
stiano abbracciate.
Prego,
perché mai vorrei
lasciassi la mia mano
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